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La brigata Friuli e i suoi reggimenti originari, 87° e 88°, esordirono in Africa, a Adua e nel deserto libico con prove durissime, sanguinose, spietate. Dopo aver provato l’orrore di un silenzioso attacco coi gas a Caporetto, dovette trascorrere molto tempo perché i fanti dalla mostrina azzurro-cobalto listata di nero fossero riabilitati. Sottratto dalla repentina fine delle ostilità a due diversi teatri di guerra, sulle Alpi e in Jugoslavia, un battaglione visse l’epopea di Alamein, anche se il vertice della parabola fu raggiunto con l’8 settembre. Dopo essere stata al margine dell’apocalittico conflitto, la Friuli – in cui operavano artiglieri, genieri, reparti blindo-corazzati e persino Camicie Nere – seppe tenere testa al nuovo nemico tedesco. Si creò una convinzione nuova, che accompagnò quei soldati quando fu loro ordinato di tornare a combattere col ricostituito, embrionale, Regio Esercito, dove dimostrarono di non sfigurare davanti ad alleati talora impietosi e a un ex alleato deciso a vendicare quello che reputava un tradimento.